mercoledì 29 settembre 2010

GLI STAMPI


Definizione
La tecnica dello stampaggio è più antica dell’ età del bronzo. L’uomo cacciatore portava sempre con sé uno stampo (in pietra o metallo) di punte di freccia, che gli permetteva di colarne delle nuove, a seconda delle sue esigenze. L’uso degli stampi era già diffuso nelle culture della creta, per riprodurre il vasellame.
Lo stampo è l’insieme di elementi in materiale appropriato (gesso, gelatina, argilla, ecc.) delimitante un’impronta destinata a ricevere una sostanza allo stato liquido o pastoso che, dopo la solidificazione, prende la forma di questa impronta e riproduce la scultura che è servita da modello. Lo stampo è composto da uno o più elementi. E detto monoblocco quando l’impronta non è frazionata.
L’impronta è la cavità dello stampo corrispondente alla forma esterna del modello. Alle parti convesse del modello corrispondono delle concavità nell’impronta e viceversa. Il principio dello stampaggio è sempre identico, qualunque sia il materiale utilizzato per realizzare lo stampo. Si fa uno stampo negativo (femmina) attorno al pezzo originale, che viene in seguito estratto. Le parti dello stampo vengono riassemblate (quando non si tratta di un monoblocco) ed il materiale del quale sarà costituita la copia o positivo viene colato nello stampo. Questo materiale prende l’impronta dello stampo, indurisce in un certo arco di tempo e viene infine sformato. Lo stampo qualche volta deve essere distrutto per permettere l’estrazione della copia. Esistono stampi rigidi e stampi flessibili.
Gli stampi flessibili possono essere realizzati con diverse sostanze: gelatina, caucciù, agar-agar, ecc. Sono spesso ricoperti all’esterno da una cappa rigida (in gesso o poliestere). Possono essere monoblocco (in lattice) o costituiti da due pezzi.
Gli stampi rigidi (in gesso, in poliestere) possono essere costituiti da uno o due pezzi (se la scultura da riprodurre è semplice) ma spesso sono composti da vari elementi che devono essere circondati da cappe per permettere di ritrovare il loro posto quando vengono riassemblati, dopo che si è sformato l’originale. ‘(Per fare un esempio, una figura esige una quindicina di pezzi in gesso, senza contare le cappe).
Lo stampo a forma perduta: è destinato ad essere rotto quando viene sformata la copia. Può dunque servire una sola volta. Presenta il vantaggio di ridurre il numero di pezzi dello stampo a due solamente e, di conseguenza, riduce anche il numero dei contorni sulla superficie della copia. (I contorni sono le piccole tracce in rilievo che corrispondono agli interstizi tra i pezzi dello stampo). Lo stampo a forma perduta, quando viene realizzato attorno ad un modello originale, permette il tiraggio di un esemplare unico che prende il nome di copia originale.
Lo stampo a buona forma: questo tipo di stampo può essere riutilizzato un certo numero di volte. Permette la riproduzione in serie di uno stesso modello poiché non viene distrutto quando la copia è sformata. In questo caso le copie vengono chiamate «di serie». E questo il caso degli stampi in gelatina o in silicone i quali, essendo flessibili, non comportano alcun problema nel momento in cui si sformano le copie. E ugualmente il caso degli stampi a pezzi, in gesso o poliestere: questi stampi sono composti da numerosi elementi che si aggiustano gli uni con gli altri e sono tenuti insieme per mezzo di cappe. Ogni pezzo può essere tolto senza danneggiare l’originale: sono detti di «spoglia».

La cartapesta


Il termine cartapesta indica almeno due tecniche di lavorazione della carta, in quanto pesta può indicare sia pestata o pressata sia macerata. L’equivalente francese è carta masticata, cosa che scatena normalmente nei transalpini la classica e inevitabile domanda: « ... con la bocca?»
La carta pesta, come normalmente si intende, è la vecchia carta di giornale, non patinata, che, spezzettata e messa a macerare in acqua calda per diverso tempo e poi scolata, appare come una polpa rugosa e malleabile, la quale, impastata a collanti, diventa, una volta asciutta, molto resistente e leggera.
Naturalmente, a differenza della lavorazione in calco, che presuppone una specie di infinita riproducibilità, la modella tura avviene direttamente sulla materia cartacea; l’oggetto risultante è pieno ed è un pezzo unico.
Non si conoscono esempi precedenti a questo secolo di opere eseguite con questa tecnica. La cartapesta leccese prevede che le teste e le mani delle statue siano in terracotta e i panneggi in fogli di carta modellati bagnati e rifiniti a caldo, ossia scaldati fino a essere leggermente bruciati e poi dipinti.
I presepi napoletani tradizionali hanno ben poco di cartapesta, in quanto i vestiti sono di stoffa, le teste, le mani e i piedi in terracotta e lo scheletro in ferro, legno e tela.
Rimangono esempi notevoli, opera anche di grandi scultori, di cartapeste antiche ottenute con fogli di carta pressati in calchi di gesso ricavati a loro volta da modelli in carta. Donatello, Jacopo Sansovino e il Giambologna hanno firmato bassorilievi e statue ottenuti con questa tecnica, che permetteva un basso costo e una produzione seriale della medesima invenzione scultorea. Notevole e curioso, nella sua eccentricità, il grande crocefisso di cartapesta realizzato dal Giambologna con le carte da gioco di bari pentiti già citato in precedenza.
Nel presepe che gli autori di questo libro hanno allestito all’Hòtel de Ville di Parigi nel Natale del 1993 su invito della municipalità, le statue, alte circa mezzo metro, sono state realizzate con la tecnica della polpa di carta, debitamente illustrata nel capitolo a essa dedicato. In breve, un’ ossatura di gesso o di rete metallica, a seconda dei casi, viene rivestita di polpa di carta e colla a sottili strati. Questo procedimento permette un’ essiccazione omogenea, evitando le crepe prodotte dalla forte disidratazione. La decorazione finale è stata eseguita a tempera.
Le statue della Madonna col Bambino e dei piccoli angeli della barca, che dovevano essere vuote e leggere perché automatizzate, sono state costruite in cartapesta pressata su calco in gesso ottenuto da una scultura in creta, con il procedimento che si vedrà molto dettagliatamente più avanti. San Giuseppe, infine, ha la testa in carta ottenuta da calco, mentre il corpo èstato costruito direttamente in polpa di carta modellata su rete e tela

LA CARTAPESTA
La realizzazione di sculture in carta è un’ arte molto antica. Questo materiale era già utilizzato molti secoli fa in Cina, Persia e Giappone e, più recentemente, in Europa. La cartapesta viene spesso usata per la realizzazione di maschere e carri allegorici del carnevale. Il materiale, assai fragile, si conserva relativamente bene quando incontra condizioni climatiche favorevoli.
Qualunque varietà di carta può essere usata per fabbricare cartapesta: si può infatti utilizzare per esempio carta di giornale e, quando i caratteri di stampa costituiscono un incomodo, la si sostituisce con carta monocolore. La carta Giappone è sicuramente tra le migliori, ma il suo costo è molto elevato.
La carta viene utilizzata associata alla colla.
Preparazione
Per ottenere cartapesta, facciamo macerare la carta (tagliata a piccoli pezzi), in acqua finché questa non ottiene una consistenza omogenea e pastosa. L’ebollizione dell’impasto accelera la separazione delle fibre. Si aggiungono in seguito la colla da tappezziere e una piccola parte di agente conservatore (si vedrà oltre). Si può aggiungere anche gesso per conferire più durezza.
Utilizzazione
Si può utilizzare la cartapesta in più modi:
- pressandola in uno stampo di gesso,
- applicandola in strati successivi su un’ armatura, - modellandola.
Pressatura in uno stampo di gesso
La superficie dello stampo deve essere trattata con un materiale capace di otturare i pori; in questo caso si userà gommalacca applicata in 2 o 3 strati successivi. Si stende poi un agente separatore sulla superficie dello stampo: olio o, meglio ancora, cera liquida. La cartapesta può essere pressata all’interno dello stampo. Un altro metodo consiste nel pressarla in uno stampo precedentemente immerso in una miscela di acqua e colla. Sovrapponendo più strati si potrà giungere allo spessore desiderato. Si lascia asciugare la massa accuratamente, prima di sformare.
Montaggio di una forma su un’ armatura
Strati successivi di cartapesta vengono applicati sia su un’ armatura in filo di ferro, se la forma deve essere sottile, sia su un’ armatura costituita da reti metalliche, se la forma che vogliamo ottenere è piuttosto voluminosa. I primi strati vengono quindi ricoperti di poltiglia di carta ai quali si aggiungerà la colla.
Modellazione
Si prepara prima una pasta con pezzetti di carta mescolati ad acqua. Si lascia seccare e si riduce in polvere, che si mescolerà a colla e a una piccola quantità di idrossido di potassio.
Si impasterà tutto con acqua finché non si ottiene una pasta fine e liscia.
Essiccatura
Deve avvenire lentamente in un luogo che non sia troppo
caldo, preferibilmente, onde evitare deformazioni.
Agenti conservatori
Impediscono la crescita di microrganismi e funghi per i quali l’impasto carta-colla costituisce un eccellente ambiente nutritivo. Si possono aggiungere, durante la preparazione della pasta, piccole quantità di acido carbolico, acido salicilico o formolo.
Impermeabilizzazione
Aggiungendo bianchi di uovo o calce alla pasta, si ottiene un materiale molto impermeabile. Dopo l’essiccamento si può anche ricoprire l’opera con uno strato di olio, vernice o lacca.
Ignifugazione
Addizionando gesso, calce, bianco di Spagna, borace o pietra pomice si riduce la combustibilità del materiale.

Come preparare la carta e conservarla



La carta viene spezzettata, bagnata con acqua e lasciata riposare (24h) in seguito frullata con un trita tutto ad immersione, poi scolata strizzata e lasciata ad asciugare in un collant.

Procedimento







1) Materiale sminuzzato a mano



2) Frullatura (ad immersione) dell’impasto


3)Colorazione


4)Impasto pronto



5)Impasto centrifugato






E ora diamo forma attraverso la rete 






6) l’impasto può essere raccolto con la reticella steso su un panno e appianato con il mattarello per ottenere forme modulari.


8)Questo procedimento può essere utile per costruire fiori ed altre forme



7) Impasto steso ad asciugare








9)Con la polpa della carta si possono anche costruire dei manichini








martedì 28 settembre 2010

Ciao a tutti

"Pensare e lavorare" con materia, forme, spazi e volumi.
Attraverso la scultura è possibile addentrarsi in questo affascinante mondo fatto di materia, forme e volumi.
Imparerete a trasformare la materia in pensieri